22 ottobre – 28 novembre 2021
Castello, Museo Friulano della Fotografia
La mostra “Cjargne Carnia 1960-1975. Fotografie di Giovanni Edoardo Nogaro” racconta il punto di vista del fotografo tolmezzino che ha sempre nutrito un solido legame affettivo con la Carnia, terra di forti tradizioni.
L'esposizione sintetizza il percorso dell'autore nell'arco di quindici anni, tra il 1960 e il 1975, attraverso delle immagini in bianco e nero, colore da lui definito “scheletro della realtà”, che ha la potenzialità di essere diretto nella narrazione di travagliate vicissitudini umane. Egli predilige ritrarre, in paesi come Sauris, Rigolato, Pesariis e Paularo, gli abitanti al lavoro, nei loro alloggi e nell'ambito familiare. Il paesaggio, i campi e l'architettura tradizionale costituiscono spesso lo sfondo per i soggetti, creando un'unione armonica tra gli elementi.
L'approfondita conoscenza di una popolazione afflitta ma orgogliosa della sua notevole caratura identitaria gli consente, con la sua soggettività, di analizzare, da precorritore dei tempi, fenomeni contemporanei quali lo spopolamento della montagna, l'emigrazione e la povertà, per quanto questi scatti rimangano squarci di una Carnia perduta.
“Questa mostra mi consente di non strappare il cordone ombelicale che lega me e le genti carniche all’austerità materna di una terra sofferta, ferita ma ancora oggi maestra di vita.
Devo riconoscere che a distanza di sessant’anni mi emoziona come allora mostrare una pagina di storia che ha segnato la vita di molte famiglie carniche intente a costruire la propria casa ma anche a porre le basi per una vita migliore” scrive Nogaro.
Giovanni Edoardo Nogaro (Tolmezzo, 24 settembre 1937) è un fotografo residente a Lomaniga di Missaglia, in Lombardia. Nel 1960 si specializza in fotografia architettonica, successivamente presenta le sue opere a varie esposizioni e collabora per molte pubblicazioni di settore pregevoli. Nel luglio 2005, per i suoi meriti, la Regione Friuli Venezia Giulia e il Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia di Spilimbergo gli assegnano il Premio Internazionale alla carriera.