Martedì 16 luglio 2024 alle ore 12:00, presso il Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Casa Cavazzini, si è tenuta la conferenza stampa, di presentazione del restauro e valorizzazione della scultura El Partidor realizzata da Dino Basaldella (Udine 1909 – 1977) nel 1964 e acquistata nel 1985 per le raccolte museali.
L’opera El Partidor è attualmente esposta nell’atrio a doppia altezza di Casa Cavazzini, in via Cavour 14, nel centro di Udine e si può ammirare durante gli orari di apertura del museo dal martedì alla domenica dalle ore 10:00 alle 18:00.
L’operazione di restauro è stata resa possibile grazie al contributo, sotto forma di Art Bonus, della Fondazione Friuli. Il restauro è stato realizzato dalla ditta L. A. A. R. S.r.l. Conservazione & Restauro Beni Culturali mentre il nuovo piedistallo, progettato dall’architetto Alberto Clocchiatti, è stato concepito per coniugare le esigenze estetiche e funzionali della scultura nella sua nuova sede espositiva.
La scultura è rappresentativa di uno degli episodi più significativi del cosiddetto periodo dei ferri che impegnò Dino Basaldella dalla fine degli anni Cinquanta fino alla morte. Lo scultore udinese ebbe una stagione particolarmente prolifica e creativa che portò a maturazione, proprio in quell’arco cronologico, una serie di suggestioni di grande portata innovativa. La produzione di quegli anni verte sulla sua partecipazione alla Biennale di Venezia del 1964 - nella quale ebbe una sala personale, e alla Quadriennale di Roma del 1965-1966, entrambe esposizioni di levatura internazionale dove l’opera venne esposta al pubblico e riscosse anche un grande successo da parte della critica.
Per realizzare El Partidor l’artista impiegò resti ferrosi di lavorazioni industriali, forgiati, tagliati, assemblati insieme e saldati con l’utilizzo della fiamma ossidrica. Il manufatto si presenta come un oggetto bifacciale sul quale l’artista ha esaltato tutte le suggestioni della materia cromatica (ossidazioni, ruggine, incrostazioni, etc.) lasciata al grezzo nella sua primigenia struttura pretecnologica e premacchinistica. Si tratta di un’operazione concettuale che intende recuperare il resto, lo scarto industriale, per reimmetterlo all’interno di un processo creativo che lo nobiliti trasformandolo in altro da se stesso, attribuendogli delle valenze estetiche di carattere brutalista.
La scultura di Dino Basaldella, inizialmente situata all’aperto nell’area pubblica rivolta verso l’ingresso secondario della ex GAMUD, mostrava alterazioni superficiali del protettivo applicato in precedenti interventi nonché formazione di incrostazioni di ruggine (soprattutto nella parte inferiore) in prossimità dei punti di giunzione con la piastra di ferro che collegava l’opera al basamento in cemento. Si riscontrava che tali manifestazioni di degrado fossero dovute all’esposizione agli agenti atmosferici in ambiente non confinato, evidentemente estranei alla superficie ferrosa caratterizzata da delicati effetti cromatici derivati dalla ruggine volutamente ricercati dall'artista. Il progetto di riqualificazione e valorizzazione della scultura ha previsto l'esecuzione del restauro nell’originaria ubicazione e il successivo trasferimento del manufatto al coperto, all’interno del museo, previo smontaggio della stessa dal basamento in cemento e sua successiva ricollocazione dopo il trasporto.
Il progetto relativo alla scultura di Dino Basaldella, inteso a riqualificare e valorizzare la monumentale scultura, è stato regolato da due fasi: la prima riferita alle attività di trasferimento e ricollocazione dell’opera stessa mentre la seconda legata alla riqualificazione della scultura. Il fine ultimo era quello di valorizzare questo manufatto, già parte del patrimonio culturale udinese, migliorandone le condizioni, la fruizione collettiva e garantendo la godibilità della stessa anche alle generazioni future.
L’obiettivo dell’intervento di restauro mirava al ripristino delle adeguate condizioni conservative ed estetiche dell’opera al fine di renderle durevoli nel tempo e tali da agevolare le future raccomandabili attività manutentive.
“Siamo ben felici di aver contribuito al restauro e alla valorizzazione di quest’opera, realizzata da uno dei maggiori artisti friulani, assieme ai suoi due fratelli, del Novecento – commenta il presidente della Fondazione Friuli, Giuseppe Morandini -. Questa scultura, in particolare, comunica un messaggio quanto mai attuale. Utilizzando materiali, che per altro rappresentano la secolare tradizione siderurgica della nostra terra, è essa stessa esempio di un’economia circolare che nelle mani di Dino Basaldella diventa espressione artistica, in grado di toccare le corde profonde delle nostre emozioni. Sosteniamo da sempre tutte le realtà locali impegnate nella conservazione del patrimonio culturale e un dato su tutti lo conferma: dalla sua istituzione a oggi la Fondazione Friuli ha superato il gratificante traguardo dei 1.000 interventi di restauro finanziati”.