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Il Salone del Parlamento del Castello di Udine

SALONE DEL PARLAMENTO

Il Salone del Parlamento (26 x 13 m) è il cuore del Castello di Udine. Qui si riunivano periodicamente i rappresentanti dell’aristocrazia, del clero e delle comunità urbane della Patria del Friuli, lo Stato feudale guidato dal Patriarca di Aquileia fino all’invasione del 1420 delle truppe della Repubblica di Venezia, che dominò Udine e gran parte del Friuli fino al 1797.

Le origini del Parlamento del Friuli risalgono alla prima metà del Duecento. L’assemblea aveva luogo in varie località della regione e aveva una funzione consultiva, che mantenne dopo l’arrivo dei Veneziani. Il Parlamento continuò a riunirsi a Udine fino al 1805, quando fu sciolto da Napoleone. Al potere del Parlamento i Veneziani contrapposero sia il loro controllo militare e politico diretto e indiretto (attraverso i Luogotenenti) sia la Contadinanza, vale a dire l’assemblea dei rappresentati dei contadini friulani, la cui Casa sorgeva fra via Vittorio Veneto e via Rauscedo e fu demolita e ricostruita nel 1931 sul Piazzale del Castello.

Il Salone fu realizzato durante la riedificazione del Castello seguita al devastante terremoto che colpì il Friuli nel 1511. L’edificio fu inizialmente progettato dall’architetto veneziano Giovanni Fontana (c.1470 – ante 1528). Successivamente, il pittore e architetto Giovanni da Udine (1487 – 1561), allievo di Giorgione (c.1478 – 1510) e Raffaello (1483 – 1520) celebre per la decorazione ‘a grottesche’ di volte e soffitti, subentrò a Fontana e progettò lo scalone posto sul lato Nord dell’edificio.

Tra la seconda metà del Cinquecento e la fine del Settecento le pareti del Salone furono decorate da vari artisti appartenenti soprattutto alla scuola friulana. Il programma figurativo del ciclo è frutto di un disegno unitario, del quale però non conosciamo l’ideatore. Inoltre, il protrarsi per oltre un secolo e mezzo della decorazione del Salone ha dato origine a frequenti alterazioni che ne hanno impedito la completa comprensione.

Con una commistione di temi religiosi e laici, di storia antica (della Roma repubblicana e imperiale) e moderna (lotta tra Venezia e l’Impero Ottomano), le decorazioni si sviluppano sulle pareti e sul soffitto del Salone, dialogando tra loro con una simmetria alquanto rigorosa. Gli studiosi hanno ipotizzato che il programma decorativo fosse stato ideato per esaltare la pace e la prosperità godute dal Friuli sotto il dominio veneziano.

Nel Salone sono esposte delle lance e delle picche da parata ottomane, che la tradizione riporta essere bottino di guerra della vittoria cristiana sui Turchi a Lepanto (7 ottobre 1571), donate ai Civici Musei di Udine da Giuliano Mauroner (1846-1919).

 

SOFFITTO

Ispirato ai “soffitti alla veneziana” (come quelli di Palazzo Ducale nella città lagunare). Datato tra il 1566 e il 1625. Il ciclo si compone di 21 tele, 15 delle quali a tema allegorico e 6 decorate da stemmi o scritte. Il progetto decorativo è stato riferito in passato a Giovanni Battista Grassi (c.1525 - 1578), mentre ora è attribuito a un altro pittore friulano: Francesco Floreani (c.1515 – c. 1595). Tra i simboli allegorici vi sono la Giustizia, la Guerra e la Pace, oltre alla Fede e alla Religione. Nella scena della Giustizia nell’ottagono centrale è stata riconosciuta la mano del pittore udinese Giacomo Secante (1510 – 1585).

Il soffitto fu danneggiato più volte da infiltrazioni d’acqua e pesantemente restaurato nel 1788 dal friulano Giovanni Battista de Rubeis (1743 – 1819) e nel 1818 dall’esperto d’arte e pittore udinese Leopoldo Zuccolo (c.1760 – 1833), allievo di de Rubeis.

FREGIO SUPERIORE E INFERIORE

Sotto il soffitto sono presenti dei fregi dipinti con gli stemmi dei Luogotenenti ai quali la Serenissima Repubblica affidò, sotto la sua supervisione, il controllo amministrativo, giuridico e fiscale della Piccola Patria tra l’invasione veneziana del Friuli del 1420 e quella napoleonica del 1797.

Le 4 pareti del Salone sono impreziosite anche da un fregio monocromo, dai toni ocra, che rappresenta il Trionfo sui Turchi a Lepanto. L’opera è stata attribuita a Francesco Floreani. Il suo stato di conservazione, però, non consente di assegnare con certezza il fregio, che si trovava in cattive condizioni già nel primo Settecento, quando ne fu ridipinta la porzione sulla parete Sud.

 

TIEPOLO NEL SALONE DEL PARLAMENTO

Nella biografia (1732) del pittore veneziano Gregorio Lazzarini (1655-1730), Vincenzo da Canal riportò che Giovanni Battista Tiepolo (1696 – 1770), uno dei più celebri artisti del Settecento, fu chiamato a restaurare alcuni affreschi del Salone del Parlamento del Castello di Udine.

Oggi si può riconoscere l’intervento di Tiepolo sulle figure di quattro coppie di Putti, due sulla parete Nord e due sulla parete Sud del Salone. I Putti sono stati datati intorno al 1726 poiché presentano delle forti analogie stilistiche con le figure dipinte da Tiepolo nella cappella del Santissimo Sacramento del Duomo di Udine.

Nello stesso periodo Tiepolo realizzò anche alcuni interventi sul fregio cinquecentesco attribuito a Floreani. Nella parete Sud del Salone, infatti, egli dipinse degli Uomini in armi.

Tiepolo non fu l’unico artista veneziano ad intervenire nel Salone nel Settecento. Sulla parete Nord, sopra la porta che conduce allo scalone di Giovanni da Udine, vi è infatti un monocromo con Scena militare che gli studiosi ipotizzano sia stato realizzato intorno al 1795 dal pittore Giovanni Battista Canal (1745-1825).

 

PARETE OVEST

Suddivisa in scene storiche intervallate da dipinti a tema religioso e figure allegoriche (la Vendetta e la Vittoria), la parete fu inizialmente affrescata dal pittore friulano Pomponio Amalteo (1505 - 1588), genero del Pordenone (c.1483 - 1539). La decorazione segue un programma delineato nel 1567 dal luogotenente Filippo Bragadin (1509 – 1572), che aveva preso parte alla lotta per terra e per mare dei Veneziani contro l’Impero Turco e i pirati mori.

Nella Battaglia di Malgariti Amalteo rielaborò invenzioni di Raffaello e della sua bottega (come la celebre Battaglia di Ponte Milvio nella Sala di Costantino) e lo stile e le composizioni del veneziano Jacopo Tintoretto (1518 - 1594). Altre scene, come Marco Curzio che si getta nella voragine e la Morte di Catone Uticense, furono realizzate da Giovanni Battista Grassi.

La parete fu ridipinta e pesantemente restaurata alla fine del Settecento da Giovanni Battista de Rubeis e in seguito da G. U. Valentinis, Giovanni Masutti (1842 - 1904) e Antonio Milanopulo (1842 -1920).

 

PARETE EST

Anche la parete Est è suddivisa in scene intervallate da rappresentazioni sacre. Ll’Assedio di Aquileia da parte di Massimino il Trace del 238 d.C., opera di Pomponio Amalteo, rievoca la visione di Udine (ma ancor più di Venezia) come “nuova Aquileia”.

Le altre due scene, commissionate nel 1569 dal luogotenente Francesco Venier (1505 - 1581), furono realizzate da Giovanni Battista Grassi. Esse rappresentano La Giustizia e la Sapienza che trascinano l’Ingiustizia in catene e La Patria del Friuli rende omaggio in ginocchio, assistita da Venere e Cupido, a Venezia in trono.

 

PER MAGGIORI INFORMAZIONI

Giuseppe Bergamini, Il Salone del Parlamento, in Giuseppe Bergamini, Tiziana Ribezzi (a cura di), La Galleria d’Arte Antica dei Civici Musei di Udine, Volume 1, Dipinti dal XIV alla metà del XVII secolo (Vicenza; Terra Ferma Edizioni, 2002), p. 188-204.