Giuseppe Zigaina

 

Giuseppe Zigaina (Cervignano del Friuli, 1924 – Palmanova, 2015)

Esordì giovanissimo nel mondo dell’arte che lo vide ventiquattrenne nel 1948 alla XXIV Biennale Internazionale d’arte di Venezia. La sua pittura, contraddistinta dal marcato impegno civile, si fece nel tempo portatrice di una visione esistenziale capace dei più profondi temi umani acutamente analizzati in rapporto alla storia, al territorio, alla memoria, al sogno.

Pittore, ma anche disegnatore e incisore, scrittore e scenografo, Zigaina lavorò nel cinema a fianco di Pier Paolo Pasolini con cui strinse un sodalizio intellettuale che dalla gioventù durò oltre la tragica morte dell’amico, morte di cui Zigaina elaborò una teoria che formulò in 7 libri che rappresentano uno degli importanti lavori dell’artista.

Alla sua opera si sono dedicati i massimi critici italiani e le sue opere sono presenti in numerose istituzioni italiane e straniere.

Il suo impegno in campo grafico lo vide tra i fondatori della Triennale Europea dell’Incisione e le sue opere calcografiche si trovano nei più importanti centri internazionali di grafica d’arte.

La Sala Zigaina è dedicata all’artista in occasione dei 100 anni dalla sua nascita e conserva parte delle opere dell’autore presenti nelle civiche collezioni di Casa Cavazzini.

Assemblea di braccianti sul Cormor: sciopero a rovescio del luglio 1950, 1952, olio su tela

La grande tela rappresenta una assemblea di braccianti sul greto del Cormor, il torrente che scende dal Friuli Collinare e sfocia nella laguna di Grado e Marano. Il Cormor, nel Secondo Dopoguerra, divenne luogo emblematico delle lotte dei braccianti friulani, che contro un destino di emigrazione intendevano dimostrare la necessità del loro lavoro nelle terre della Bassa Friulana attraversate dal torrente che periodicamente esondava sottraendo terreni all’agricoltura. La forma di protesta scelta, lo sciopero a rovescio, cioè il fatto di lavorare non pagati, vide nel 1950 l’adesione di migliaia di uomini pesantemente osteggiati dalle forze dell’ordine ma sostenuti da una rete civile e dall’impegno di alcuni intellettuali. Tra questi, Giuseppe Zigaina, che pubblicò sulle pagine della rivista Rinascita un testo di adesione alla causa dei braccianti friulani e alla Galleria al Naviglio di Milano realizzò una intera mostra dedicata alle lotte del Cormor. Realizzò inoltre questo quadro monumentale che fu esposto alla XXVI Biennale di Venezia nel 1952 divenendo il manifesto delle lotte dei lavoratori della terra. Il dipinto, tra i capolavori di Zigaina, entrò nelle civiche collezioni a seguito di acquisto nel 1988.

Uomini che uccidono cavalli, 1948, olio su faesite

Uomini che uccidono cavalli, 1948, olio su compensato

Memore del “quadro della mia vita”, come Zigaina definiva la Battaglia di San Romano di Paolo Uccello, Uomini che uccidono cavalli è tema che l’artista trattò più volte tra il 1947 e il 1949 con tecniche diverse. In Zigaina, l’esattezza formale dal forte impianto geometrico e l’eleganza della rappresentazione propria del maestro rinascimentale fiorentino lasciano spazio al dramma dello scontro di forze, della violenza e della sopraffazione che il tema esprime nel difficile Secondo Dopoguerra italiano. Ecco allora contorni duri, severi (“a filo di ferro” si disse) in un’opera dove della grande lezione pittorica rimangono la calibrata costruzione e, al centro, le luci che imprimono una complessa e vigorosa dinamica di sussulti e accenti.

A breve, questa forza grafica si sarebbe trasferita nelle pale, nelle biciclette, nelle falci per il fieno, nei carri e si sarebbe affermata nel tempo come elemento caratterizzante l’intera opera dell’artista.

La critica (Marchiori, Goldin, D’Angelo) sottolinea la suggestione provata dal diretto confronto con La Pesca Notturna ad Antibes di Picasso alla XXIV Biennale del 1948, la prima cui il giovane Zigaina partecipò. Fu qui, forse, che egli comprese la possibilità di risolvere “il grande dramma dell’artista moderno: quello cioè di salvare la libertà dell’arte senza rinunciare al suo impegno civile” (Zigaina 1973). L’olio su compensato fu acquistato alla mostra personale dell’artista presso il Circolo Artistico Friulano nel 1948. Il più piccolo olio su faesite, invece, fu donato da Socrate Stavropulos, collezionista e mecenate triestino di origine greca, nel novembre 1954.

Donna assassinata, 1961, disegno a tecnica mista su carta intelata

Donna assassinata, 1962, disegno a tecnica mista su carta intelata

Donna assassinata, 1962, disegno a tecnica mista su carta intelata

Donna assassinata è il titolo che lega 3 opere che Bianca Marini Solari donò ai Civici Musei nel 1995. Si tratta di tecniche miste su carta intelata realizzate nella prima metà degli anni Sessanta. All’epoca, Zigaina aveva circa 40 anni e la sua riflessione creativa andava affrontando un reale la cui narrazione affondava nel dolore del mondo ed esprimeva l’irriducibile lotta dell’artista contro la violenza e la sopraffazione. Il senso del tragico che dominò questi anni si calava nel discorso – a volte storico e in altre civile - di Zigaina, che affrontò la bidimensionalità del foglio per denunciare con segno forte e impastato la violenza sulla Donna.

Si tratta di opere che aprono a un nuovo approccio grafico, lontano ormai dal segno certo che a 25 anni aveva consentito a Zigaina di vincere il Premio Diomira per giovani disegnatori e che lo aveva condotto negli anni Cinquanta, insieme alla generazione di artisti degli anni Venti, ad affrontare il disegno come banco di prova imprescindibile per misurare e affinare il mestiere nell’intendimento del vero.

Sono matite grasse con interventi di varia natura sulla carta, che dalle tempere al pastello rendono torbida la rappresentazione e caricano d’ombra l’Uomo e il suo agire feroce.

 

Dormitorio, 1964, disegno a tecnica mista su carta intelata

Dormitorio è una tecnica mista su carta intelata realizzata da Giuseppe Zigaina nel 1964. È parte di una serie di opere su questo tema che l’artista eseguì tra il 1964 e il 1967.

La matita grassa e un chiaroscuro emotivo introducono il clima di denuncia e angoscia, il “sentimento d’ombra” avrebbe scritto Marchiori in proposito (1973), “rimasto nell’animo del pittore sin dagli inizi della guerra”. Il dormitorio è tema che affronta la deportazione, il lager, la lotta di sopraffazione dell’essere umano sul suo stesso simile. Nei corpi tragicamente rappresentati è il monito che proviene dalla storia e che Zigaina assunse come dato per una consapevole coscienza civile.

Il dormitorio è anche il tema che nel 1965 avrebbe avviato le prime incisioni del maestro aprendo a uno straordinario approccio alla lastra e alla stamperia che avrebbe condotto Zigaina ai vertici della grafica internazionale.

L’opera su carta intelata fu donata ai Civici Musei udinesi da Bianca Marini Solari nel 1995.

Alessandra e la stella filante, 1966, olio su tela

Alessandra e la stella filante è un’opera realizzata da Zigaina nel 1966 ed esposta quell’anno nella sala personale dell’artista alla XXXIII Biennale Internazionale d’Arte di Venezia insieme ad altre 16 opere allora recentissime. Pubblicata in catalogo, fece parlare di “pittura realistica ed orfica” (De Micheli 1966), mentre alcuni anni dopo lo stesso Zigaina affermò l’ingresso nella sua pittura degli anni Sessanta di “un’altra parte della realtà”, filtrata attraverso i sedimenti della sua storia più intima e personale.

Ecco allora Alessandra, la figlia appena nata, rappresentata dormiente nella parte inferiore del dipinto, mentre la stella cadente con il suo carico di magia e destino traccia la scia luminosa in un cielo dove sarebbero comparsi a breve i grandi personaggi che avrebbero abitato la pittura a venire del Maestro: le folgori, i giganteschi insetti, le farfalle notturne, le astronavi, il padre che ascolta, che appare in sogno, talora come Ariete e, negli anni più recenti, i girasoli, quasi in un ricordo dei primi quadri che dalla memoria emergono per chiudere gli oltre settanta anni di lavoro di Giuseppe Zigaina.