Casa Cavazzini – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea

14 dicembre 2024 - 16 marzo 2025

mostra a cura di Lorenzo Lazzari

Casa Cavazzini, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Udine, ospita l’ottava edizione di Mind The Gap, la mostra dal titolo Come costruisci le immagini dell’altro?
Mind the Gap è un progetto dedicato alle arti visive contemporanee, con un focus sulle immagini in movimento che, ispirandosi alla figura di Franco Basaglia, persegue un’idea di cultura come dispositivo per attivare e coinvolgere persone, luoghi e comunità attorno alle istanze del presente attraverso un approccio interdisciplinare.
Le opere esposte sono messe in relazione tra di loro per evidenziare alcune modalità con le quali la cultura occidentale ha costruito, nella Storia recente e non solo, l’immagine dell’alterità, ai fini di legittimare il dominio coloniale anche attraverso storia dell’arte, salute mentale, progresso tecnologico, cinema e nuovi media.
Il titolo della mostra prende spunto da un’operazione concettuale di Alfredo Jaar. Nel 2013 l’artista cileno diede un nuovo significato alla citazione del fotografo statunitense Ansel Adam “You do not take a photograph. You make it” (Non prendi una fotografia. La fai), stampandola in multipli di grande formato che il pubblico poteva prendere e portare con sé. Questa azione completava l’opera di Jaar evidenziando la differenza tra take (prendere) e make (fare). Ogni immagine non è infatti un semplice ritaglio di mondo, ma una sua determinata concezione, e tutto ciò che sta al suo interno, che prendiamo spesso come dato, è invece costruito.
A partire da questa riflessione, cinque opere film e video di Invernomuto (Italia), Gelare Khoshgozaran (Iran), Little Warsaw (Ungheria), Stefan Kruse (Danimarca), Eleonora Roaro (Italia) sono esposte a Casa Cavazzini insieme a una proiezione di Caterina Erica Shanta (Italia) al Cinema Visionario. L’intento è quello di sollevare domande proprio sui modi in cui costruiamo le immagini con le quali sovrascriviamo i desideri, le istanze, le culture e i corpi.
L’ottava edizione di Mind The Gap si caratterizza per un importante crescita e istituzionalizzazione del progetto, con una presenza capillare e diffusa sul territorio regionale e su aree urbane periferiche. La mostra è integrata da un denso programma di laboratori artistici partecipativi per le scuole, percorsi formativi e incontri divulgativi e di approfondimento interdisciplinare, che coinvolgono non solo gli artisti in mostra ma anche una serie di relatori provenienti da Università e Istituzioni culturali per affiancare alla prospettiva artistica conoscenze di tipo storico, sociologico, scientifico e filosofico.
Mind The Gap è un progetto di Altreforme, in collaborazione con Musei Civici di Udine, realizzato con il sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Fondazione Friuli, Fondazione Pietro Pittini, Boato International, Legacoop.
Per scoprire di più sugli artisti e le opere in mostra e per conoscere gli appuntamenti del public program si può visitare il sito web www.projectmindthegap.it

Castello, mezzanino e Museo Friulano della Fotografia

25 ottobre 2024 - 11 gennaio 2025

La mostra ospitata dai Musei del Castello di Udine è promossa e organizzata dalla Società Alpina Friulana in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dalla sua fondazione. L'esposizione racconta la “mont furlane”,  una riflessione su un luogo che ha dato vita nel corso del tempo a una originale civiltà ricca di aspetti culturali, sociali, economici e ambientali unici. 

Storia, esplorazione, alpinismo ed etnografia, cambiamenti climatici e prospettive future: questo si vedrà nei due piani dei Civici Musei del Castello dove è ospitata la mostra, che è è promossa e organizzata dalla Società Alpina Friulana in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dalla fondazione.

Il percorso espositivo che si snoda negli spazi del primo piano del Museo del Castello a Udine propone sguardi e letture possibili delle montagne di oggi e di ieri. In due sale del Museo Friulano della Fotografia trova spazio il patrimonio storico e iconografico dell’Alpina Friulana, in parte depositato ai Civici Musei, in parte frutto di prestiti da istituzioni e privati e finora mai esposto nellasua completezza.

Importanti le collaborazioni che hanno reso possibile l’allestimento, in primis l’Università degli studi di Udine nella sua articolazione di terza missione che è Cantiere Friuli. La collocazione della mostra completa l’evento perché è proprio dal Colle del Castello che si ha la più ampia visione delle montagne che contornano la città ed è qui che i primi illustratori ne disegnarono i profili, come si vede in mostra.

Hanno inoltre collaborato Geoparco Alpi Carniche, Circolo Speleologico ed Idrologico Friulano, Museo Etnografico di Malborghetto e Museo Carnico Michele Gortani di Tolmezzo.

L’esposizione riceve il sostegno della Fondazione Friuli, del Club Alpino Italiano, il contributo del Consorzio Tutela del Formaggio Montasio, i patrocini di Comune di Udine, Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia, Fondazione Dolomiti Unesco, Fondazione Giovanni Angelini-Centro Studi sulla montagna, Cai Friuli Venezia Giulia e Associazione internazionale Rete Montagna.

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Gallerie del Progetto di Palazzo Morpurgo 

1 dicembre 2024 – 6 gennaio 2025

Sabato e Domenica 10 – 13 / 15 – 18

Aperture straordinarie: 26 dicembre 2024 e 6 gennaio 2025

INGRESSO LIBERO

Visite guidate gratuite
Sabato 7 dicembre ore 16.00
Domenica 15 dicembre ore 11.00
Sabato 21 dicembre ore 11.00
Lunedì 6 gennaio ore 16.00
(Max 15 persone, inizio all'ora indicata)
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Il DARS – Donna Arte Ricerca Sperimentazione continua nel suo instancabile impegno volto a consolidare la nota espressione, coniata nella prima edizione 2012, di “Udine: Capitale del Libro d'Artista”, con la VII edizione della Rassegna internazionale biennale “Come un racconto” allestita nelle Gallerie di Palazzo Morpurgo e in Sala Valle. L'evento (nato da un'idea di Marina Giovannelli e Gina Morandini per ricordare l'amica e presidente DARS Isabella Deganis), è
incentrato sulla forma espressiva del Libro d'Artista ed è l'unico in Italia a rivolgersi esclusivamente alle giovani generazioni (14-35 anni) offrendo un importante spazio di scambio e confronto culturale.
Il progetto si è concretizzato grazie al fondamentale sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia, del Comune di Udine, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e grazie alla consueta collaborazione dei Civici Musei e della Biblioteca comunale “V. Joppi”.
In mostra si potrà interagire con ben 133 opere realizzate da 203 artiste/i proveninenti da 17 scuole nazionali ed internazionali quali: le Accademie di Belle Arti d i Bari, Bologna, Firenze, Foggia, Lecce, Palermo, Ravenna e Roma; la storica Facoltà di Belle Arti dell'Università Complutense di Madrid (Spagna) in progetto Erasmus+ con l'Accademia di Belle Arti di Venezia; i Licei Artistici “T. Catullo” di Belluno, “G. Sello” di Udine, “F. Figari” di Sassari; il Liceo scientifico “XXV Aprile” di Portogruaro (VE), e la Scuola di Arti Applicate di Fiume (Croazia); il progetto Erasmus+ Bee Green, di cui il DARS è partner, con la Ljudska Univerza di Ormož (coordinatore – Slovenia) e la Stredna Odborna Skola di Banska Bystrica (partner – Slovacchia). Ci sono anche 4 partecipazioni individuali scelte dal DARS e che vedono il ritorno di Paolo Brasa, vincitore assoluto alla prima rassegna del 2012, dei due friulani, ex allievi del Liceo “G. Sello” di Udine e attualmente iscritti all'Accademia di Bologna, Elia Sponton e Aurora Maiurano, rispettivamente Menzione speciale Ex Æequo e Segnalata dalla Giuria nell'ultima rassegna 2022, e dell'artista Andrea Guerra di Montelabbate (PU) in partnership con l'Officina
d'Arte e Tessuti di Spoleto (PG). In mostra anche le opere fuori concorso di alcune insegnanti a sancire il legame e il dialogo creativo “Allieve/i&Maestre”.
Grazie alla partnership con la Coop. Soc. ITACA, è stato coinvolto anche il gruppo di ospiti della Comunità alloggio “Casa e piazza” di Virco (UD) che seguono da anni un laboratorio di pittura, curato dall'artista Paola Bellaminutii, e presenteranno a Udine le loro opere. Sempre in virtù dell'importanza delle realtà creative del Friuli, il DARS presenterà in mostra il Libro d'Artista di Kalā Teatro (Fagagna UD), quale punto d'arrivo di un progetto di Luana Pignato e Manuel Marrese sulla straordinaria artista Camille Claudel e, per la prima volta, sarà proposto un gadget esclusivo per la rassegna ideato dalla giovane artista Paola Pasquaretta titolare di Fyonda Design.

Museo Etnografico del Friuli

via Grazzano 1 Udine – Palazzo Giacomelli

dal 15 novembre 2024 al 9 febbraio 2025

venerdì-domenica 10-18

 

La mostra fotografica K. I diavoli delle foreste è il risultato di un progetto durato cinque anni, realizzato dal fotografo padovano Roberto Masiero (1974 - ) nella zona del Tarvisiano. L'obiettivo dell'artista è quello di raccontare la persistenza e l'evoluzione di una tradizione popolare attraverso i suoi protagonisti più spaventosi, i Krampus, non solo durante il giorno dedicato a San Nicolò, ma in tutti i giorni dell'anno. Un’esposizione ricca e potente che celebra anche il ricchissimo patrimonio naturalistico della millenaria foresta di Tarvisio.

 

L’esposizione si articola in due sezioni distinte: la prima mette in luce, attraverso materiale audiovisivo risalente agli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, i caratteri tipici della tradizione. Segue una sezione dedicata alle fotografie che Roberto Masiero ha realizzato in collaborazione con i gruppi Krampus della Val Canale durante i suoi anni di ricerca.

 

La mostra è realizzata grazie al contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Attività ed eventi culturali inerenti alle festività natalizie 2024, e con il patrocinio di GO! 2025 Nuova Gorica-Gorizia, Città di Tarvisio, Comunità di montagna del Canal del Ferro e Val Canale, Open Leader S.Cons.A.R.L.

 

Per informazioni:

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+39 0432 1272591

ex chiesa di San Francesco

14 dicembre 2024 - 26 gennaio 2025

orari di apertura: da martedì a venerdì 15-19, sabato e domenica 11-19, 25 dicembre (Natale) e 1 gennaio (Capodanno) 15-19

ingresso libero
 

L'ex chiesa di San Francesco ospita anche quest'anno la mostra fotografica organizzata dall'IRPAC - Istituto Regionale di Promozione e Animazione Culturale.

Così come il territorio di Udine e Pordenone è stato protagonista della prima tappa del progetto triennale TRASFORMAZIONI, raccontato attraverso lo sguardo di una fotografia autoriale attenta tanto al dato documentario quanto a quello estetico-artistico, Trieste e la sua provincia è protagonista della seconda annualità prevista dal progetto.
Per conformazione geografica e per conformazione sociale, è in primis la città, il fulcro attorno a cui ruota la narrazione, ma anche la straordinaria varietà del paesaggio, tra Carso e mare, e la peculiarità della sua architettura, che hanno sempre trovato costante riscontro nella tradizione fotografica locale, ma anche tra i fotografi geograficamente confinanti, spesso attratti dall’aurea imperiale e colta, ma anche dalla varietà paesaggistica, del territorio giuliano.
Anche qui il percorso non può che iniziare dagli atelier cittadini, spesso, in ragione della storica vocazione cosmopolita del capoluogo giuliano e il suo legame con il mondo tedesco, tramandano nomi dal suono teutonico, come Francesco Benque, attivo in città dal 1864 e fino al 1921, o come Giuseppe Wulz, con il suo atelier aperto nel 1860, con una produzione che non si limita ai ritratti, ma si estende anche alla rappresentazione di paesaggi e di momenti di vita dal vero. La dinastia dei Wulz, il figlio di Giuseppe, Carlo e le nipoti Wanda e Marion, attraversa tutto il Novecento, fino al 1981. Alla città e alla sua ricca storia, per lunghi tratti anche drammatica, la fotografia artistica locale ha dedicato
innumerevoli scatti, che verranno selezionati sulla base della loro capacità di raccontare i luoghi emotivi che evocano, dalle architetture romantiche del Porto Vecchio al suggestivo “inferno” della Ferriera di Servola, dal castello di Miramare alla mostruosità indicibile di San Saba, le vicende a cui rimandano, i volti che conservano all’ingiuria del tempo.
Oltre agli studi fotografici capaci di generare dinastie lunghe un secolo, come i Wulz si attingerà ad altri autori presenti nel tessuto produttivo triestino – tra cui due fotografe donne come come Anna Scrinzi, Emilia Manenizza – come Mario Circovich, Adriano De Rota, Alfonso Mottola, e a fotoamatori attivi nel contesto dei circoli fotografici e in quelli espositivi, oltre alle due principali agenzie di stampa presenti storicamente in città, Ugo Borsatti e Giornalfoto, dove si sperimentava un nuovo e più iconico segno impatto del fotografico narrativo, sulla scorta delle lezioni del raffinato fotogiornalismo statunitense.

Non mancano gli sguardi “esterni” sul territorio di alcuni autori friulani, tra cui Italo Michieli, Carlo Dalla Mura, Andrea Arduini.
Anche la storia della comunità slovena ha il suo cantore più efficace, Mario Magajna, per oltre mezzo secolo straordinario narratore sulle pagine del Primorskj Dvenik, il quotidiano in lingua slovena stampato a Trieste, della vita quotidiana del Carso e della Benecja e autore di grande efficacia formale.
Anche il lungo lavoro di Claudio Erné, che ha a lungo documentato il lavoro sul campo di Franco Basaglia nell’ospedale psichiatrico di Trieste, oltre che tante altre vicende triestine per i settimanali locali e nazionali, tra i quali “L’Espresso”, è testimoniato come trait d’union tra vecchio e nuovo fotogiornalismo.
In tempi più vicini al presente e alle esperienze dell’arte contemporane a declinate per via fotografica, il territorio sarà restituito, spesso trasfigurato dall’elaborazione espressiva dei soggetti, nelle immagini del Carso triestino di Tullio Stravisi, o il recupero dei tecniche fotografiche antiche come il foro stenopeico, nell’opera di Andrej Furlan, o i montaggi in Polaroid di Massimiliano Muner o i progetti sulla memoria di Elisa Biagi.

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