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Quando scrivere a macchina era un'arte

dall' 8 dicmbre 2017 all' 11 febbraio 2018 

Museo Etnografico del Friuli 

Inaugurazione 8 dicembre ore 11.00

La collezione di macchine da scrivere del meccanografo Aldo Dri offre lo spunto per comprendere la rivoluzione che nel secolo scorso si è operata nel mondo dello scrivere, quando si usavano strumenti meccanici, poi sostituiti dalla nuova era dei computer, che a fronte di indubbie potenzialità, ha annullato conoscenze tecniche, abilità manuali, professionalità.

La tradizionale macchina da scrivere – magari portatile – rappresenta oramai un “mondo” in via di estinzione che tuttavia può riservare ancora ammirazione e meraviglia a chi abbia la curiosità di voler conoscere e indagare come l’ingegno umano sia riuscito a rendere meno faticoso il lavoro di impiegati, giornalisti e scrittori, mettendo a disposizione macchine di facile impiego.

La macchina per scrivere rivoluzionò il lavoro negli uffici, sostituendo la “bella calligrafia” con la scrittura meccanica. Questa tecnica (connessa alla facilità d’uso della macchina) consentì di raggiungere diversi vantaggi: la riduzione dei tempi di scrittura, l’uniformità (standardizzazione) dei testi scritti, la realizzazione di più copie (mediante l’uso della carta carbone) del medesimo scritto.

La mostra propone una trentina di esemplari diversi: alcuni si vedono anche nelle fotografie di personaggi impegnati nel mondo della scrittura. Cosa abbia voluto dire scrivere a macchina – quando era difficile provvedere a correzioni – è verificabile in alcuni fogli esposti nei caratteristici font, come articoli di scrittori, giornalisti e studiosi. La comunicazione, la pubblicità del prodotto trova nella grafica Olivetti immagini significative in quanto manifesti, poster e libri erano illustrati dai più importanti disegnatori coinvolti dalla fabbrica di Ivrea nel ’900. In un montaggio multimediale sarà possibile rivedere alcuni classici della cinematografia in cui la dattilografia esemplifica stili e costumi dei diversi tempi, anche nel mito della velocità di scrittura.

La mostra è curata da Giorgio Dri, Federico Santini e Tiziana Ribezzi.