La forma dell'Infinito

16 ottobre 2021 - 10 aprile 2022

Casa Cavazzini

È richiesta la prenotazione
Tel: +39 0432 1279127
e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Sito web: laformadellinfinito.com

ORARI:

APERTURA PROLUNGATA DELLA MOSTRA " LA FORMA DELL'INFINITO" FINO AL 10 APRILE 2022

Dal lunedì fino al giovedì:  09:00 - 20:00 
Venerdì, sabato, domenica:  9:00 - 22:00

BIGLIETTI:

INTERO
12 € con audioguida
(italiano – inglese – tedesco)
15 € con guida
RIDOTTO
(dai 12 ai 29 anni, oltre i 65 anni, “Amici dei Musei”, tesserati ICOM)
10 € con audioguida
13 € con guida

GRUPPI
(almeno 15 persone)
1 gratuità ogni 14 paganti
10 € con audioguida
o con guida autorizzata
(tempo massimo di visita 90 minuti)
13 € con guida

SCOLARESCHE
Scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di 1°grado
gratuità per ogni insegnante
3 € se è l’insegnante a guidare
6 € con guida
Scuole secondarie di 2°grado
5 € se è l’insegnante
a guidare
8 € con guida

OFFERTA FAMIGLIE
(almeno un adulto + almeno un bambino)
- ridotto adulti + gratuità per i minori di 12 anni

GRATUITO
(con audioguida)
- Minori di 12 anni
- Persone con disabilità e loro accompagnatori
- Possessori della FVGCard
- Giornalisti con tesserino di riconoscimento
Chi ha il biglietto gratuito con audioguida, con 3 € può inserirsi in una visita con guida

Le sale del museo di arte moderna e contemporanea "Casa Cavazzini", appena ristrutturate e ora dotate di soluzioni al passo con i migliori ambienti espositivi al mondo, diventano nella mostra "La forma dell'Infinito" lo spazio teatrale dove 50 opere strepitose, come attori che vivono e parlano, avvicinano i visitatori in un racconto capace di toccare il cuore e l’intelligenza e di stupire con colpi di scena di bellezza e privilegi assoluti. Una mostra che ha il sostegno di Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e Promoturismo FVG, della Fondazione Friuli ed è realizzata con il sostegno speciale di Gruppo Hera Amga Energia e Servizi.

Già il tema della mostra dischiude porte su vasti paesaggi dell’anima. Secondo il progetto voluto dal curatore, Don Alessio Geretti, sacerdote udinese e direttore artistico delle mostre di Illegio, "La forma dell’Infinito" è infatti una chiave per entrare nell’arte moderna e contemporanea, anche per coloro che normalmente faticano a comprenderla, scoprendo una delle intenzioni fondamentali che hanno animato tanti pittori dalla fine dell’Ottocento e per tutto il corso del Novecento: rendere visibile l’infinito che dietro la prima apparenza delle cose sussurra alla mente e al cuore umano. L’uomo non può comprendere nulla di sé stesso, della sua condizione, della sua grandezza e della sua inquietudine, se non rendendosi conto d’essere un’immensa aspirazione all’infinito. Perciò esiste l’arte: non per produrre decori frivoli né per riprodurre le fattezze di ciò che abbiamo sotto gli occhi, ma per dare forma a quella tensione all’infinito, incantevole e misteriosa, che ci rende unici nell’universo. Tra pennellate e colori, paesaggi mistici e astrazioni audaci, i capolavori dei più grandi geni dell’arte, specialmente dall’Impressionismo in avanti, sollevano il velo del mondo visibile e lasciano affiorare sulla superficie dei quadri gli enigmi, le nostalgie, le ricerche di chi percepisce l’altro lato della realtà, o il dolore della finitezza senza prospettive di chi si convince che non c’è risposta alla domanda di infinito che ci portiamo dentro.

La mostra "La forma dell’Infinito" intende dare al visitatore la percezione d’essere il destinatario di una rivelazione suggestiva, con opere che facciano sfiorare l’infinito. Basti pensare alle firme dei cinquanta capolavori, molte delle quali appartengono ai più importanti protagonisti dell’arte negli ultimi due secoli: Claude Monet, Paul Cézanne, Alfred Sisley, Henri Matisse, Dante Gabriele Rossetti, Michail Nesterov, František Kupka, Vasilij Kandinskij, Aristarch Lentulov, Natal’ja Gonarova, Odilon Redon, Maurice Denis, Jacek Malczewski, Mikalojus Čiurlionis, Nikolaj Rerich, Medardo Rosso, Umberto Boccioni, Pablo Picasso, Emilio Vedova, Ernst Fuchs, Hans Hartung e altri ancora.

Mai Udine ha visto tanti giganti del bello darsi convegno in una mostra che smuove opere da nove paesi d’Europa, collegando la città friulana con straordinarie capitali culturali, tra cui Parigi, Londra, Vienna, Barcelona, Praga, Mosca, insieme ad altre e a diverse sedi italiane. La bellezza del progetto e dell’idea di fondo della mostra – tracciare una strada d’arte verso l’infinito – ha convinto a concedere prestiti estremamente pregiati musei illustri e collezioni più piccole ma importanti, pubbliche e private, che già denotano la levatura dell’esposizione: nell’elenco dei prestatori, Udine può rallegrarsi della collaborazione, fra gli altri, del Belvedere di Vienna, della collezione Peggy Guggenheim di Venezia e della Fondazione Solomon R. Guggenheim di New York, ma anche della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma o del MART di Rovereto, della Galleria Tretyakov di Mosca e del Museu Picasso di Barcellona.

E poi, basterebbe a rendere questa esposizione un evento imperdibile il fatto che in essa diventano accessibili 11 capolavori mai visibili al pubblico, in particolare sei dei quali totalmente inediti e che Udine propone quindi per la prima volta all’attenzione del mondo: così le opere di Umberto Boccioni, di Aristarch Lentulov, di Elena Bebutova, di Natal’ja Gonarova, di Pyotr Petroviev, ma soprattutto uno straordinario dipinto di Claude Monet, mai concesso in prestito a nessuno prima che a Casa Cavazzini, se non – unico altro episodio nella sua storia – alla National Gallery di Londra!

La spettacolare sequenza di tele che trapasserà l’anima del visitatore dialoga perfettamente con le collezioni permanenti di Casa Cavazzini, che insieme alla mostra riapriranno le loro porte al pubblico dal prossimo 16 ottobre: sarà del tutto naturale e per certi versi necessario soffermarsi, al primo piano o al piano terra, dinanzi alle opere di Afro, Mirko e Dino Basaldella, al taglio di Lucio Fontana, alle opere di Giorgio De Chirico e Alberto Savinio, di Carlo Carrà e di Filippo De Pisis che impreziosiscono la sede lasciata in eredità al Comune di Udine dal commerciante e collezionista Dante Cavazzini.

Così Udine inaugura una stagione che vuole lasciare alle spalle l’incubo della pandemia e la perdita di contatto con la bellezza in presa diretta che essa ha comportato per molti. Questa mostra diventa una terapia dell’anima e un invito alla città stessa – con la sua garbata eleganza – a saper dare il meglio di sé e a saper accogliere molti.

Un ulteriore punto di forza della mostra di Casa Cavazzini è la grande attenzione con cui i flussi dei visitatori saranno regolati per consentire a tutti di viverla “a rischio zero” e con il miglior godimento possibile dei capolavori d’arte: sarà un’esperienza unica poter entrare in mostra in piccoli gruppi di persone, in stanze organizzate come teatri suggestivi che con la regia delle luci e la magia delle parole faranno gustare un’intimità emozionante con le opere, offrendo al tempo stesso perfette garanzie di salute ai visitatori grazie ad un protocollo accurato.